Il gup Patrizia Nobile era stato molto chiaro: vuoi i domiciliari? Domiciliari siano, ma con divieti rigidissimi. Ma Andrea Fisichella si sentiva al di sopra della legge e dal 17 marzo - giorno in cui è stato condannato a tre anni e due mesi nell’ambito del processo Gold Finger - non ha fatto altro che mandare messaggi e missive a ex soci, ex amici, ex compagni di movida, vanificando il duro lavoro dei suoi avvocati Cesare Cicorella e Andrea Rodelli, che per la sua scarcerazione si sono battuti per mesi. Già, perché mercoledì 30, alle 20 circa, la Guardia di Finanza di Legnano si è presentata a casa della madre che lo ospitava e se l’è portato in carcere. Ora potrà ricominciare a giocare con i Risiko che aveva regalato ai detenuti. E a questo punto uscire sarà davvero dura. Trapela poco per il momento sul contenuto delle comunicazioni che il ventottenne faceva pervenire ai destinatari.
Di certo c’è che, sperando di ingannare gli investigatori, usava il cellulare della madre. E inviava messaggi intimidatori. Li mandava a chi, secondo lui, lo aveva danneggiato negli affari, a chi gli avrebbe sottratto le attività di Compro oro. A chi avrebbe fornito informazioni al pubblico ministero Nadia Calcaterra e forze dell’ordine. Non ha però fatto i conti con i bersagli delle sue intimidazioni, i quali si sarebbero rivolti agli investigatori in cerca di comprensibile tutela. Sta di fatto che i suoi movimenti sono stati monitorati dal pm Calcaterra e dalla Finanza fin dai primi minuti dopo la sua liberazione. Anche perché il giovane pubblicitario è recidivo: quando scattarono le manette per Mirko Rosa, Giacomo De Luca e per gli altri coimputati, Fisichella era stato l’unico a beneficiare degli arresti domiciliari. Ma quando le Fiamme gialle arrivarono a notificargli l’ordinanza, lui era in piscina. s.c.