Spazzata via dalla realtà, sempre più forte e sorprendente degli stereotipi, l’idea che si può avere dei senzatetto. E cioè di chi non ha casa per definizione, dorme su giacigli, in luoghi nascosti e in periferia. Niente di più falso. In centro città, certo non in corso Matteotti, ma nemmeno in una zona periferica, seppure degradata sì, abitano due persone alle quali la fortuna non ha sorriso. Una in piazzale Kennedy, quella del mercato e dei parcheggi: sotto una tettoia in fondo alla piazza ci sono materassi e brandine e una rete appoggiata al cancelletto, ingresso non esattamente paragonabile a quello di una abitazione in mattoni.
Eppure, anche ieri mattina, ore 11.30, l’inquilino di quello strano appartamento, è “in casa”. Si stiracchia sul materasso, lo si vede che fa capolino quando si accorge che qualcuno lo osserva. È malato, ha bisogno di qualcosa? Impossibile saperlo. Di certo è da parecchio tempo che quella tettoia in alluminio, quattro pali bianchi a sorreggerla, ospita, sul lato che dà verso la strada, quell’individuo. E’ nordafricano, dall’età indefinita, anche se sembra sulla quarantina e vive letteralmente nella piazza. La “porta”, se così vogliamo chiamarla, è un cancello in rete che corre su due dei quattro lati dell’abitazione.
Un altro senzatetto vive dietro la ferrovia dello Stato, a pochi metri dal ponte che collega via Monte Santo con piazzale Kennedy. «Non ha mai dato problemi a nessuno». Così un giovane che lavora nella zona commenta la presenza dell’uomo, pare di origine romena, che dorme mangia e trascorre le giornate vicino alla ferrovia. Cartelli come “strada interotta” e altri segnali da cantiere coprono l’ingresso di quella strana abitazione dietro un parcheggio in via Cimone, tra la scarpata della ferrovia e un edificio. Non c’è un vero riparo, solo una tettoia di fortuna e per rendere “accogliente” la casa, la pavimentazione è composta da bottiglie di plastica vuote e cartoni e lastre di varia natura. «Avrà tra i 40 e i 45 anni, un uomo che appare più vecchio e trasandato dell’età effettiva e che in passato doveva avere anche un lavoro, nel suo Paese, forse come autista, per il tipo di divisa che indossa in alcune foto. Ogni tanto gli passo qualche soldo, un vecchio giubbotto, qualcosa per coprirsi. Mi chiedo come faccia a vivere in quelle condizioni», dice il blogger Mauro Gregori.
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