Fondi neri in Algeria, nei giorni scorsi il procuratore capo Gianluigi Fontana e il pubblico ministero Francesca Parola hanno chiuso le indagini del secondo filone dell’affaire Finmeccanica. L’ex amministratore delegato del gruppo industriale a partecipazione pubblica Giuseppe Orsi, l’ex amministratore delegato di Agusta Westland e il manager Gianfranco Bottarini rispondono di false fatturazioni relative agli anni 2012-2013. Evasione fiscale, insomma, realizzata - secondo la Procura di Busto e la guardia di finanza di Varese - attraverso l’emissione di documenti di pagamento in favore di una finta società inglese per consulenze inesistenti, per un ammontare di 24 milioni di euro.
Al centro del movimento economico ci sarebbero stati i famigerati elicotteri Aw 101 intorno ai quali sta ruotando il processo in appello, ma questa volta non c’entra l’India. In questo caso i top manager puntavano a venderli all’Algeria. E così, alla vigilia della sentenza di secondo grado (attesa per giovedì 7 aprile), gli avvocati degli indagati - Ennio Amodio e Massimo Bassi- si trovano alle prese con nuove contestazioni. L’operazione era venuta allo scoperto l’anno scorso, con le quarantuno perquisizioni effettuate dalle fiamme gialle in tutta Italia, compresa nell’abitazione di Sesto Calende di Orsi. E poi uffici e società nelle province di Varese, Milano, Bergamo, Genova, Novara, Padova, Sassari, Siracusa, Treviso e Udine. Oggi gli accertamenti si possono dire ultimati.
Come è noto la prima tranche dell’inchiesta - che nel 2013 portò in carcere Orsi e ai domiciliari Spagnolini - si è conclusa in primo grado con l’assoluzione dall’accusa di corruzione internazionale e la condanna per false fatturazioni. Settimana scorsa il sostituto pg Tiziano Masini e il capo di largo Giardino, Fontana hanno chiesto sei anni di reclusione per il primo e cinque per l’altro.