Ha un tocco magico. Ne è convinta. «Dove vado io in campagna elettorale, il candidato sindaco vince». Debora Serracchiani, governatrice del Friuli e vice-segretaria del Pd nazionale, ha tenuto il conto: «Solo in due occasioni è andata male, invece in tutte le altre città c’è stato il successo. Persino a Pavia nel 2014, quando non ci voleva andare nessuno. Ho fatto io il discorso della vigilia del voto. Ed è stato un trionfo fantastico». Lo dice, ancor più certa, in quella Busto Arsizio (anzi in quello stesso bar) in cui Matteo Salvini cinque giorni prima ha tenuto l’arringa per le primarie del centrodestra. «E infatti - se la ride - avete visto che fine ha fatto la sua candidata».
Così Serracchiani, nel tour per il Varesotto, porta la parola guaritrice. La consegna a Gianluca Castiglioni («che fa il medico e sa che non dovrà solo amministrare ma letteralmente prendersi cura dei cittadini») e la riporta in serata anche al “cavallo” del centrosinistra gallaratese Edoardo Guenzani e a quello varesino Davide Galimberti.
Tre candidati, quelli che sfilano accanto a lei davanti ai militanti (circa 200 nel centro di Busto), che del Pd in senso stretto proprio non sono. C’è chi ci arriva dal mondo centrista, c’è chi - come Castiglioni - faceva addirittura il presidente di un circolo di Forza Italia e la tessera del partito proprio non si sogna di farla. «Ma questo aspetto - incalza Debora - è la dimostrazione che noi scegliamo le persone migliori che non per forza si muovono negli apparati, che il Pd ha comunque un legame strettissimo con il civismo e che abbiamo il coraggio di giocare il nostro simbolo, che loro sono assolutamente degni di indossare».