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Assolto tranviere che investì Jack

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Assolto tranviere che investì Jack

Assoluzione in appello per il conducente del tram della linea 14 che la sera del 5 novembre 2011 investì e uccise Giacomo Scalmani, il dodicenne di origini gallaratesi la cui bicicletta finì nella traiettoria del mezzo Atm complice l’apertura improvvisa della porta di un’auto parcheggiata in divieto di sosta in via Solari. Il verdetto dei giudici della quinta corte d’appello del capoluogo lombardo finisce così per “cancellare” la condanna a un anno e sei mesi di reclusione per concorso in omicidio colposo inflitta in primo grado all’autista, oggi 56enne, non più tardi del luglio di un anno fa. Ad onore del vero, la condanna di primo grado aveva lasciato più di una perplessità. Già, perché dalla perizia cinematica era emerso che G.C. stava conducendo il tram a velocità largamente inferiore (32 chilometri all’ora) alla soglia vietata (più di 50 chilometri all’ora). In realtà, il giudice monocratico del tribunale di Milano Paola Pendinoaveva accolto i risultati della meticolosa inchiesta del pm Cristiana Roveda e aveva cioè ritenuto che il tranviere avrebbe dovuto usare un supplemento di prudenza in considerazione delle condizioni materiali di viabilità. In altre parole, era già buio, piovigginava, il tram è mezzo che non può fare deviazioni d’emergenza e ha lunghi spazi di frenata, il tranviere arrivando vedeva che davanti c’era un bambino in bici e che non c’era quasi spazio tra i binari, Jack e la fila di auto in sosta: un complesso di condizioni che avrebbe dovuto consigliargli di ridurre ulteriormente la velocità (il consulente dell’accusa ha stimato che a 25 chilometri all’ora il tram avrebbe potuto fare in tempo ad arrestarsi), scampanellare al bambino, che era appena uscito dall’oratorio di piazza del Rosario, o comunque attendere che si aprisse più luce stradale per poterlo sorpassare in sicurezza.

L’assoluzione della corte d’appello esclude dunque da ogni responsabilità l’imputato che, in primo grado, non aveva nemmeno potuto godere del beneficio della sospensione condizionale della pena, forse in considerazione di un precedente specifico di anni fa, quando in tram ebbe la disgrazia di investire sulle strisce due pedoni, uno dei quali morì. A “pagare” per la tragica fine del secondogenito di Giovanna Praderio, una dei quattro figli dell’architetto gallaratese Giovanni e cugina di Sergio, ex presidente dell’ex municipalizzata Amsc, ora sepolto nel cimitero di Cedrate, rimangono perciò i due giovani che provocarono l’incidente: il conducente dell’auto parcheggiata in divieto di sosta (come d’abitudine in quella via, dove c’è la corsia del tram al centro della carreggiata e non si può sostare lungo il marciapiede) e la ragazza a bordo che aprì la portiera provocando la caduta di Giacomo Scalmani, hanno infatti patteggiato una condanna a un anno e quattro mesi di reclusione con la condizionale.


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