Eugjen Merlika, ex detenuto politico, vittima del regime comunista che ha soggiogato l’Albania dal 1944 al 1990, è oggi un cittadino di Sesto Calende che vive in città da 5 anni dopo essersi trasferito con la famiglia da Latina, città in cui ha vissuto dopo aver lasciato la sua patria. L’amministrazione comunale che ogni anno celebra alcune tragedie umane con conferenze informative gli ha chiesto, tramite l’assessore alla cultura Silvia Fantino, di raccontare la sua drammatica storia e denunciare gli anni bui dell’Albania, in particolare per la Chiesa cattolica, dalle persecuzioni dei religiosi alla rinascita del clero albanese, raccontata da un testimone diretto. All’incontro svoltosi l’altra sera in sala consiliare, di fronte ad un numeroso pubblico , l’assessore ai servizi sociali Edoardo Favaron e il consigliere delegato alle politiche giovanili Jole Capriglia, Eugjen Merlika ha raccontato la storia della sua vita. «Sono nato a Tirana, il 21 aprile 1944 e all’età di tre anni sono stato rinchiuso nei campi di concentramento del regime comunista albanese dove sono rimasto per 45 anni, considerato un “nemico di classe”». Il racconto del suo dramma si è intrecciato con le persecuzioni del regime verso i religiosi mostrati in video proiezione coi loro volti di martiri della follia comunista che ha colpito anche migliaia di civili, uomini, donne, bambini e anziani. Merlika ha ricordato la sua famiglia, il padre, la madre, il prete che lo ha battezzato e i tanti amici religiosi torturati e giustiziati per il solo motivo di essere cristiani. «Oggi la dittatura albanese, grazie a Dio non c’è più anche se il passato si riflette ancora in una cappa di silenzio che vorrebbe far dimenticare la tragedia che anch’io ho vissuto in prima persona». La conferenza è stata arricchita dalle letture di alcuni testi e scritti sulla famiglia di Merlika del professor Paolo Zoboli, docente dell’IIS “Dalla Chiesa” e della figlia dell’ex prigioniero politico.
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