Dicono che Giancarlo Giorgetti, parlamentare varesino di lungo corso, sia l’eminenza grigia della Lega Nord.
Dicono che Matteo Salvini non prenda decisione importante senza averlo prima consultato. Dicono anche che l’ex sindaco di Cazzago Brabbia sia il regista, più o meno occulto, di quanto succeda di politicamente rilevante in provincia di Varese e non solo. Vero? Falso? Inutile aspettarsi conferme o smentite dal diretto interessato. Che al massimo risponde a domande più generiche, sull’esito delle elezioni di domenica 5 giugno e sui prossimi ballottaggi.
Giorgetti, nel Varesotto il centrodestra ha tenuto.
«Siamo soddisfatti soprattutto per il risultato della Lega nord. Ha retto benissimo nelle città principali e in parecchi Comuni della nostra provincia. In alcuni di essi, anche piccoli, ha sbaragliato il campo, penso ad esempio a Brebbia o Albizzate, dove il successo non era affatto scontato. Merito di un buon lavoro di squadra, ma anche della presenza di giovani, leve nuove che ci assicurano soddisfazioni anche per il futuro».
Un domani molto vicino, con i ballottaggi a Varese e Gallarate. Con quali prospettive?
«Mi lasci prima sottolineare che tra i giovani spicca Andrea Cassani, candidato sindaco a Gallarate, che ha sfiorato l’elezione al primo turno contro il sindaco uscente del centrosinistra. Certo, i ballottaggi. Il 19 giugno dobbiamo portare più gente possibile a votare».
Ovvio, ma la questione politica richiede ben altro. Sono in vista apparentamenti con altre liste?
«Non tocca a me affrontare la questione. La mia speranza è però precisa: che alcuni candidati sindaco esclusi dai ballottaggi tornino a casa, cioè nel centrodestra, superando tutte le divisioni, piccole o grandi, degli ultimi tempi».
Riferimento a Stefano Malerba e Roberto Borgo, quasi un appello per Varese e Gallarate?
«Nessun appello, caso mai la constatazione che sono tutte persone che sanno perfettamente da dove arrivano. Non possono dimenticarselo».
Malerba di sicuro non dimentica che era la vostra prima scelta per Palazzo Estense, e che poi l’avete mollato.
«Non ho problemi a riconoscere che avevamo pensato a lui come candidato sindaco per Varese. Ma siamo in una coalizione, hanno prevalso altri ragionamenti e Malerba, che continuo a ritenere un amico, ha deciso di fare corsa a sè».
E al ballottaggio c’è andato Paolo Orrigoni.
«Fa parte del gioco. Detto questo, senza nulla togliere a Malerba, Orrigoni è un candidato sindaco con ampie potenzialità. E’ un imprenditore affermato e, in questi mesi, è cresciuto sotto il profilo politico. Ha i numeri per essere un ottimo sindaco».
Busto Arsizio?
«Un successo importante e significativo per il centrodestra, non c’è dubbio. Grazie anche ai sacrifici della Lega nord, che ha accettato le primarie. E grazie alla disponibilità di Paola Reguzzoni che ha accettato di compiere un passo indietro, mettendosi a disposizione della squadra».
Intanto, a Busto Arsizio, Gigi Farioli prende più di 1000 preferenze e, a Varese, Roberto Maroni va appena al di là delle 300. Che cosa significa?
«Che Farioli è il sindaco uscente e in campagna elettorale ha fatto il porta a porta. Maroni invece ha generosamente detto sì alle richieste della sezione varesina, si è candidato pur essendo impegnato in pressanti incombenze istituzionali. Senza contare che, per la prima volta nella sua storia, la Lega nord ha lasciato che i suoi candidati facessero campagna elettorale per se stessi. Bobo Maroni si è invece occupato degli esiti collettivi, non dei suoi personali».
Carroccio e Forza Italia, in gioco c’è la leadership della coalizione.
«Per quanto riguarda il Varesotto il problema non si pone. Non è questione di primogeniture. Le leadership si conquistano sul campo, con i sindaci eletti, con i fatti concreti nelle singole amministrazioni».
Insomma, Giorgetti, ci sono più galli nel pollaio: chi detterà la linea?
«Non è questo il punto. Come per la scelta delle candidature si troveranno soluzioni anche per tutto il resto, con un corretto confronto».
A livello nazionale il centrodestra è in affanno. Basta pensare al caso di Roma. Ci saranno ritorni negativi qui da noi?
«Escludo ritorni locali. La situazione romana ci dice che dagli errori dobbiamo imparare, anche se l’errore più grande è da addebitare a Berlusconi. Ma ora dobbiamo costruire una proposta nuova e credibile, Matteo Renzi è in chiara difficoltà, non possiamo lasciarci sfuggire l’occasione. Tanto più che alle viste c’è il referendum costituzionale che, se mai dovesse passare, creerà enormi problemi al Paese».