Una buona parte del destino dell’indagine che cerca di fare luce sull’assassinio di Lidia Macchi, avocata dal sostituto procuratore generale di Milano Carmen Manfredda, passa da Parma.
Meglio, dai laboratori dei Ris, la celebre squadra di scienziati-detective dei carabinieri che proprio nella città ducale ha il suo quartier generale.
È proprio lì che sono stati recapitati i reperti (a disposizione: peli, capelli, denti e unghie) “isolati” sulla salma della studentessa di Casbeno dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo, il superperito incaricati dal gip varesino Anna Giorgetti, al momento alle prese con le analisi sui resti ossei della vittima.
E sempre mercoledì 8 giugno, in casa del Reparto d’investigazioni scientifiche dell’Arma di Parma, sono iniziati gli accertamenti veri e propri, che coinvolgeranno una platea composta dal meglio tra i biologi-genetisti in circolazione.
Fatto mai visto a queste latitudini. Il quesito peritale formulato dal gip Giorgetti punta al nocciolo della questione: in caso di individuazione di tracce genetiche, il Dna estrapolato dovrà essere confrontato con quello di Stefano Binda, il 48enne di Brebbia arrestato il 15 gennaio scorso con l’accusa di aver violentato e poi accoltellato a morte nel gennaio di 29 anni fa l’amica di omunione e Liberazione.
Servizio completo sulla Prealpina di giovedì 9 giugno.