«Se mi condannate all’ergastolo mi farete morire, è insopportabile psicologicamente»: la mattina di mercoledì 8 giugno, prima che la Corte d’assise d’appello di Milano si chiudesse in camera di consiglio, il ragionier Andrea Pizzocolo ha rilasciato spontanee dichiarazioni in cerca di clemenza, adombrando tra le righe il vagheggiamento di un suicidio.
Niente da fare: il necrofilo di Arese è stato condannato al carcere a vita, così come richiesto dal sostituto procuratore generale Tiziano Masini. Aumentato inoltre il risarcimento alle parti civili, quantificato in 285mila euro, inviando comunque tutto davanti al giudice civile.
Dal 7 settembre 2013 il quarantaduenne è rinchiuso nel carcere di Pavia con l’accusa di avere strangolato la prostituta Lavinia Aiolaiei e di avere abusato per ore del suo cadavere, dopo averlo trasportato dal motel di Olgiate Olona a quello di San Martino in Strada come fosse un manichino.
Articolo completo sulla Prealpina di giovedì 9 giugno.