Era salito sul palco del Varese Pride per portare il saluto della Chiesa Pastafariana italiana. E parlando, era “inciampato” in una imprecazione davanti a migliaia di persone.
Lo svarione era stato addirittura doppio: la bestemmia aveva fatto seguito a una frase sull’esempio da dare ai più piccoli.
Protagonista un giovane di Bergamo, Giampietro B., che a distanza di una decina di giorni da quel sabato dell’orgoglio omosessuale, con sfilata nelle vie del centro di Varese, è stato convocato in Questura (a Bergamo) per ritirare il verbale con cui gli è stata contestata la violazione dell’articolo 724 del codice penale: bestemmia in pubblico.
In sostanza, le parole blasfeme pronunciate all’ombra della Torre civica, dove appunto era stato allestito il palco, sono state udite e annotate dalle forze dell’ordine che dopo aver identificato l’autore hanno trasmesso il verbale alla Polizia del capoluogo orobico.
Pur ricompresa nell’elenco del codice penale, la bestemmia in pubblico è stata depenalizzata, passando quindi a illecito amministrativo e sanzionata con una multa da un minimo di 51 a un massimo di 309 euro.
Nel caso specifico 103 euro.
Il diretto interessato ha postato l’immagine sua e della multa su Facebook, accompagnandola da un lungo, critico e irriverente commento: «Mi riesce difficile cogliere perché uno Stato, il mio, che si professa laico, debba punire un blasfemo».
Articolo completo sulla Prealpina di domenica 3 luglio.