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Channel: La Prealpina - Quotidiano storico di Varese, Altomilanese e Vco.
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Hashish tra Varese e Novara: stop

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(Archivio)

Undici ordinanze di custodia cautelare, di cui sette in carcere e quattro ai domiciliari e sei arresti in flagranza di reato, 20 kg di sostanza stupefacente tra hashish e cocaina sequestrata e un giro di affari da circa 120 mila euro al mese mandato in fumo a un’organizzazione criminale assai pericolosa, composta da italiani e marocchini che agivano tra Varesotto e Novarese: i carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto operativo di Varese, con il supporto dell’Arma locale e dei carabinieri cinofili di Casatenovo, Orio al Serio e Volpiano hanno dato esecuzione all’alba di lunedì 11 luglio, alle ordinanze emesse dal Gip del Tribunale di Busto Arsizio nei confronti degli spacciatori, residenti nelle province di Varese, Milano e Novara, ritenuti responsabili, a vario titolo e in concorso tra loro, di un’organizzazione che riforniva di hashish e cocaina diverse piazze di spaccio tra Varese, Busto Arsizio, Gallarate, Legnano, Novara e Pavia.

TRE ANNI D’INDAGINE

L’indagine, denominata “Alleanza”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio e condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Varese, ha avuto origine nel mese di novembre del 2013, quando una pattuglia in borghese dei carabinieri di Varese, controllando la periferia di Busto Arsizio, ha assistito all’incontro tra un individuo di origini gelesi, vicino agli ambienti della “Stidda”, e un pluripregiudicato calabrese, poi emigrato in Spagna e ritrovato morto il 28 marzo del 2015 nelle campagne di Isola Capo Rizzuto, suo luogo di origine, ucciso da diversi colpi d’arma da fuoco.

ALLEANZA CRIMINALE

Da tale iniziale spunto, i militari hanno ipotizzato che alcuni soggetti considerati elementi di spicco nel mondo dello spaccio degli stupefacenti della Lombardia, seppur legati a realtà criminali di diverse provenienze geografiche, superando il concetto di “predominio territoriale” nonché l’apparente distanza del luogo di origine dell’organizzazione di appartenenza, stessero creando una sorta di “alleanza” per meglio garantirsi ingenti introiti dallo spaccio di sostanze stupefacenti nella provincia di Varese.

Così gli investigatori sono riusciti a ricostruire l’intero organigramma dello spaccio bustocco e gallaratese, identificando sia gli importatori dei “pacchi” (dove per pacco si intendeva una quantità di hashish di circa 30 kg) – i quali per comprare la merce dal Nord Africa e dalla Spagna si avvalevano di fornitori marocchini (anche questi individuati ed assicurati alla giustizia) - sia gli acquirenti finali, che acquistavano chilogrammi di sostanza stupefacente, per poi rivenderla sul territorio in quantità più ridotte.

"SUPER LAVAZZA" DA SBALLO

Nel corso dei mesi di indagini, che hanno visto coinvolte – a vario titolo – complessivamente 50 persone, tra cui i destinatari delle misure odierne, i carabinieri del Nucleo investigativo di Varese sono riusciti a decrittare il linguaggio cifrato usato per celare il vero oggetto delle conversazioni tra gli indagati (un vero e proprio codice in cui l’hashish, per esempio, era chiamato “Super“, Lavazza“, “Panini”, “Birre”, “Pacco” e per indicare la sostanza di qualità migliore “Telecomando”, mentre la “cocaina” - anch’essa spacciata dal sodalizio anche se in misura meno ingente – era chiamata “Bianca”, distinguendola dalla “bionda”, che invece era riconducibile ad un altro tipo di hashish molto ricercato dai clienti.

Ampio servizio sulla Prealpina di martedì 12 luglio.


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