La donna che dopo una cena a base di funghi è stata male ed è stata ricoverata, ha ingerito il fungo forse più velenoso che esista in Europa, l’Amanita phalloides.
È questo il primo responso degli esami condotti per ora nel laboratorio di secondo livello dell’Asl, a Parabiago. La donna, 35 anni, è ancora trattenuta in osservazione al Pronto soccorso dell’ospedale di Circolo. Un'intossicazione, un avvelenamento che non è stato facile identificare subito. Perché se è vero che la paziente si è recata in ospedale dicendo di aver ingerito qualche ora prima dei funghi, è anche vero che non manifestava i segni tipici dell’avvelenamento vero e proprio, visto che l’Amanita phalloides è un fungo mortale e quando non si arriva alle estreme conseguenze, cosa che di solito avviene, il paziente dovrà comunque vivere per tutta la vita con l’incubo dell’emodialisi o dovrà essere sottoposto subito al trapianto di fegato. Niente di tutto ciò, invece, per la paziente varesina.
La donna, arrivata in ospedale con forti crampi e dolori intestinali, si è rapidamente ripresa e ora sta bene, per quanto si possa stare bene dopo una intossicazione. Di certo non manifesta seri problemi epatici. I medici del Pronto soccorso hanno seguito la procedura, che segue un duplice canale, immediatamente non appena è stata individuata la possibile causa di quel malore, e cioè una intossicazione alimentare. Se i primi esami hanno dato esito positivo, si stanno ancora attendendo, per tempi tecnici normali in questo tipo di analisi, gli esiti degli esami sulle urine che di solito indicano se l’intossicazione ha procurato un danno evidente all’organismo.
Di solito l’avvelenamento si manifesta con un quadro epatico che, in questa circostanza, per fortuna, non si è verificato. Come è possibile? Forse le spore di amanita che sono state ingerite dalla donna (che pare abbia consumato un pranzo con il compagno, senza che quest’ultimo presentasse alcun problema) sono state di quantità infinitesimale oppure, in qualche modo, la donna ha sviluppa o una sorta di assuefazione al veleno?
Solo ipotesi alle quali, probabilmente, non ci sarà mai risposta. In attesa comunque del dosaggio del veleno nelle urine, la paziente è “sorvegliata speciale” vista la singolarità e pericolosità ipotetica dell’episodio che l’ha portata al Pronto soccorso. Il direttore del Ps, Francesco Perlasca ricorda che «quest’anno, ma per noi la stagione è praticamente all’inizio, si è registrato un altro caso di sospetta intossicazione da funghi. In tutte le circostanze dove sospettiamo un avvelenamento attiviamo la procedura, chiamando gli ispettori del servizio di micologia dell’Asl. Gli accertamenti avvengono sia con l’analisi dei succhi gastrici e degli avanzi dei funghi sia con una serie di test che vengono compiuti seguendo un binario parallelo di accertamenti». Tra i casi più eclatanti di avvelenamento da funghi, quello del 2000 quando quindici persone finirono in ospedale e un tredicenne venne sottoposto al trapianto di fegato in urgenza. Un intervento che gli salvò la vita.