Riecco il mullah, al secolo Nino Caianiello, presidente onorario di Agorà, associazione culturale contigua a Forza Italia, e politico di riferimento dell’area berlusconiana. Insomma, il regista più o meno occulto delle alleanze che si andranno a determinare a centrodestra per le prossime amministrative in provincia di Varese. Ed ecco la notizia: Forza Italia-Agorà non ha affatto abbandonato l’ipotesi di agganciare il Partito democratico se mai dovesse presentarsi alle urne con liste civiche nelle principali città. Idea balzana, secondo alcuni; di improbabile realizzazione, secondo altri; sempre possibile, a sentire Caianiello. Che fa anche i nomi di eventuali candidati graditi: Daniele Marantelli a Varese, Angelo Senaldi a Gallarate, Gianluca Castiglioni a Busto Arsizio.
Caianiello, che cos’è, uno scherzo o una provocazione?
«Premesso che nel Varesotto abbiamo avuto esperienze positive con la Lega Nord, che l’intesa col Carroccio è prioritaria dappertutto, che il centrodestra ricompattato è il nostro obiettivo, nell’attuale contesto politico non possiamo escludere nulla. Certo che qualcuno è già partito con il piede sbagliato».
A chi si riferisce?
«A Marantelli, che ha annunciato la sua discesa in campo affermando che le porte sono aperte anche per noi. Ma a patto che si accetti il suo programma. Bè, noi vogliamo essere protagonisti, non comprimari. Vogliamo pari dignità. Con chiunque».
C’è chi ritiene che lei, con queste uscite, stia tenendo sulla corda la Lega Nord. E’ vero?
«Assolutamente no. Ripeto: non ho alcuna intenzione di rinnegare intese amministrative che hanno dato risultati importanti. Il modello del buon governo della Regione è quello che ci ispira. Con la Lega abbiamo parlato e parleremo ancora. Non abbiamo intenzione di andare divisi, ma nemmeno siamo votati alla morte per andare uniti. Le vie di fuga sono tante. Va inoltre ricordato che nelle città sopra i 15mila abitanti ci sarà il ballottaggio. Da nessuna parte andrà a finire come è finita l’ultima volta a Saronno».
Senza coalizione di centrodestra offrirete un enorme vantaggio ai vostri avversari, cominciando dal Movimento di Grillo.
«Ma non sarebbe per colpa nostra. I recenti congressi che abbiamo tenuto a Varese, Gallarate e Busto hanno legittimato e responsabilizzato i dirigenti locali, attraverso un confronto democratico. Detto questo, Forza Italia non ha la necessità di essere l’ago della bilancia, ma si pone al centro delle progettualità politiche e amministrative delle realtà che andranno al voto».
Caianiello, questo è politichese puro.
«E allora sarò più chiaro: come dichiarato anche da Mariastella Gelmini, la nostra coordinatrice regionale, si sta perdendo tempo nell’individuare i candidati a sindaco, mentre il discorso deve essere un altro, di programmazione e di soluzione dei problemi che interessano alla gente».
Il nodo è la crisi della politica, la mancanza di personale all’altezza. Non crede?
«Guardi, per quanto ci riguarda abbiamo persone che tranquillamente potrebbero ricoprire tutti gli incarichi amministrativi. Ma non vogliamo imporre nessuno. Abbiamo invece chiesto alla Lega di condividere figure all’altezza dei compiti a cui saranno chiamati. Laddove non ci sarà condivisione saranno necessarie le primarie. Non vedo alternative, se non il fatto che in mancanza di un accordo siamo pronti a discutere progettualità future con le liste civiche in campo. Se non addirittura presentarci da soli. Di timori non ne abbiamo».
La Lega propone Matteo Bianchi a Varese, Paola Reguzzoni a Busto e un poker di nomi a Gallarate. Li condividete?
«Di ufficiale non c’è nulla, sono soltanto ipotesi. Se non suggestioni giornalistiche. Il Carroccio faccia il primo passo, poi si vedrà. Ma non provi a imporre nulla, non l’accetteremmo. Così come non l’accetterebbe la gente. Il contesto non è più quello di una volta».
Sembra quasi che siate disposti a cedere il “sindaco” ai leghisti dappertutto, qui nel Varesotto. E’così?
«Non corriamo troppo. L’ostacolo da superare risiede nel metodo. Siamo disponibili al confronto, ma non con il celodurismo di ritorno di qualche piccolo ras locale. Anche Matteo Salvini sostiene che laddove manca la condivisione occorreranno le primarie di coalizione. Ma se lo dice Salvini, va tutto bene. Se lo dice Caianiello, le primarie non sono da fare. Il problema mi pare sia soprattutto in casa d’altri, non nella nostra».
Se è per questo, anche voi avete i dissidenti. Vi contestano il fatto che ai congressi avete presentato un candidato unico.
«Tutti avevano la possibilità di formalizzare candidature e presentare liste a sostegno. Se non l’hanno fatto è per mancanza di progettualità o di voti congressuali».
Perché all’assise di Varese, domenica scorsa, lei, Caianello, ha evitato interventi dal palco?
«Per lasciare spazio a chi ha condotto, vive e si propone per la realtà varesina. In seconda istanza c’erano ospiti importanti, la stessa Gelmini, Lara Comi, l’eurodeputato Salvatore Cicu. E comunque, ho seguito il consiglio dei vecchi saggi: le migliore parole sono quelle che non vengono dette».
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Caianiello, sorrisi e schiaffi a Marantelli
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