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Channel: La Prealpina - Quotidiano storico di Varese, Altomilanese e Vco.
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Spaccio, diciotto in manette

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Sono passati tre anni dalla denuncia di una donna di Gallarate, il cui figlio aveva contratto debiti di droga e rischiava così la propria incolumità, all’operazione che all’alba di oggi, lunedì 26 giugno ha portato all’arresto di diciotto persone e a smantellare una rete criminale dedita allo spaccio di cocaina, eroina, hashish e marijuana.

Tanto è servito ai carabinieri per individuare e smembrare una rete di spacciatori che operava nei boschi del Saronnese ma anche a Gallarate, Busto Arsizio, nel Novarese e nel Verbano varesino e piemontese. Così si è arrivati - come spiegano glòi inquirenti - «a disarticolare l’organizzazione» che faceva capo al venticinquenne marocchino T.K. e che aveva in due fratelli, pure marocchini, A.N. di 34 anni e H.N. di 28 anni gli intermediari, che si occupavano dell’acquisto della droga dai “grossisti” e della distribuzione ai pusher.

Di questi “cavalli” il principale era un altro marocchino A.Z., 26 anni, che spacciava a Gallarate, servendosi anche dell’abitazione della compagna, un’italiana ventiterrenne pure finita in manette insieme con altre due donne italiane e con un altro italiano, M.D.F., 54 anni, che si occupava dello spaccio tra Gallaratese e Verbano.

L’operazione, condotta dai carabinieri, è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio.

Articolo sulla Prealpina di martedì 27 giugno.


Legnano sceglie Fratus

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Una vittoria netta, che la sera di ieri, domenica 25 giugno, aveva cominciato a profilarsi appena aperte le urne. Se i legnanesi al voto erano stati solo poco più del 42% degli aventi diritto (dieci punti in meno rispetto al primo turno), nei primi due seggi il candidato del centrodestra Gianbattista Fratus aveva già conquistato 400 voti di vantaggio, il tira e molla non è durato molto.

In quasi tutti i 49 seggi della città Fratus ha ottenuto più consensi del sindaco uscente Alberto Centinaio, suo avversario al ballottaggio dopo che il primo turno non era bastato per decidere subito il nuovo sindaco.

Centinaio partiva di rincorsa, con il 32,55% delle preferenze contro il 38,78 di Fratus (7.717 voti contro 9.196). A Centinaio colmare un divario di 1.479 voti non sembrava un’impresa impossibile, ma ieri sera l’illusione è durata solamente una manciata di minuti. Alle 23.10 i primi due seggi avevano già dato un’indicazione precisa, man mano che i rappresentanti di lista telefonavano nella sede di Forza Italia, in via Giolitti aumentava l’euforia. Quando il sito ufficiale del Comune ha registrato il risultato nei primi 24 seggi, l’entusiasmo è esploso: «Ormai è fatta».

L’unico a restare calmo era proprio Fratus, tra il prudente e l’incredulo. Dieci seggi dopo, mentre nella sede si stappavano le prime bottiglie, il primo sorriso un po’ tirato: «è andata. Non dico che sia andata come speravo, e tanto meno che sia andata meglio del previsto. Dico solo che è andata, questo era l’obiettivo e l’abbiamo raggiunto».

«È andata benissimo - rilanciava alle sue spalle Maurizio Cozzi, finalmente uscito ufficialmente dall’ombra di una campagna elettorale non sempre facile - ce l’abbiamo fatta». Poi la decisione di marciare subito su Palazzo Malinverni.

«Fuori tutti - è stato l’ordine - i ragazzi prendano le bandiere, tutti in municipio».

Così è stato, e a mezzanotte meno dieci il popolo di Fratus ha attraversato urlando piazza don Sturzo e corso Garibaldi, per arrivare tre minuti dopo in piazza San Magno sfilando tra una folla di ragazzi indifferenti che se ne stavano a prendere il fresco davanti alla basilica.

Davanti a palazzo Malinverni, Fratus è subito tempestato di domande: «Allora, Cozzi sarà il nuovo direttore generale del Comune? Domani presenterete la squadra degli assessori?».

«Non scherziamo - la risposta - nonostante quello che si racconta in giro fino a oggi nella coalizione non abbiamo mai parlato né di direttori generali né tantomeno di assessori. L’obiettivo oggi era quello di arrivare fino a qui, da lunedì cominceremo a ragionare sul resto».

Poco dopo la mezzanotte e mezza, ecco i risultati ufficiali; terminati i conteggi nel 49° seggio su 49, Fratus aveva totalizzato 10.865 voti, Centinaio 8.591. Il risultato come detto è netto, 55,84% contro 44,16. I cinque punti e rotti che al primo turno avevano diviso i due candidati sono quasi raddoppiati, a Legnano la parentesi di un governo di centrosinistra si è chiusa.

Ancora applausi, cori di incoraggiamento, adesso Fratus sorride apertamente mentre il segretario della Lega Nord Franco Colombo (il più votato con oltre 400 voti) gli butta sulle spalle la bandiera con l’Alberto da Giussano. «Vedrete – diceva intanto una fedelissima - da lunedì 26 giugno cambieranno molte cose».

Caduta tragica. Muore Beltrami

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Caduta tragica. Muore Beltrami

è Gian Attilio Beltrami, di 64 anni, presidente della XIX Delegazione lariana del Soccorso alpino e speleologico lombardo, che copre anche gli interventi in provincia di Varese, la vittima dell’incidente avvenuto la mattina di oggi, lunedì 26 giugno, sul Mont Dolent, nel massiccio del Monte Bianco.

La salma è stata composta nella camera mortuaria di Courmayeur. Le indagini sull’accaduto sono affidate alla Guardia di finanza di Entreves.

Beltrami era in cordata con un altro alpinista, rimasto ferito nella caduta e poi trasportato all’ospedale di Aosta.

Tutti i segreti di Martinenghi

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Nicolò Martinenghi col suo coach Marco Pedoja

Sotto la sua guida ha compiuto il salto di qualità, catapultandosi da protagonista tra i big ad appena 17 anni. Ma Marco Pedoja, parlando del suo pupillo Nicolò Martinenghi, fresco di secondo posto nei 100 rana al Sette Colli romano, quasi si schermisce: «Si capiva che era un predestinato - dice il coach del Nuoto Club Brebbia che ha portato il ragazzo di Azzate ai vertici della rana mondiale -. Da quel che diceva, da quanto era determinato: bastava osservarlo per capire quanto fosse portato. E non solo per il nuoto: per qualsiasi disciplina sportiva. Basta dargli un pallone in mano e Tete è capace di tramutarlo in qualcosa di importante. La competitività? Puoi stuzzicarla, ma è una dote innata: è nel suo Dna».

Il difficile, però, viene adesso. E non perché il talento arruolato dalle Fiamme Oro abbia già raggiunto l’apice delle sue potenzialità, anzi. Bensì perché, a differenza dei suoi principali rivali e soprattutto diversamente dall’olimpionico Adam Peaty, dopo il Sette Colli del weekend appena trascorso Martinenghi è atteso da due mesi senza respiro. I Mondiali assoluti di fine luglio a Budapest restano l’appuntamento cruciale, ma l’azzurro dovrà prima partecipare agli Europei juniores che per lui scatteranno venerdì 30 giugno a Netanya, in Israele, e dopo la kermesse iridata in Ungheria dovrà pure pensare subito ai Tricolori giovanili e nella seconda metà di agosto anche ai Mondiali giovanili di Indianapolis, negli Stati Uniti.

E come si fa a gestire la condizione di un ragazzo di talento che deve ancora compiere 18 anni dovendo mantenerne la forma per due mesi consecutivi?

«Da tempo abbiamo stilato una tabella del lavoro da sostenere in vasca e in palestra - afferma Pedoja - ma ho già concordato con Nicolò che procederemo giorno per giorno, in base a come lo vedrò, a come starà. Anche per tale motivo, in questa fase, cercheremo di rendere i suoi spostamenti il più possibile meno stressanti, dosando gli spostamenti e stando attenti a cibo e sistemazioni. Ad esempio, dopo le gare al Foro Italico di venerdì e sabato, torneremo a Roma domani e ci fermeremo la notte. L’indomani si allenerà la mattina a Ostia e il pomeriggio voleremo in Israele. A Netanya dovremo far coesistere le gare (l’azzurro parteciperà ai 50 ed ai 100 rana - ndr) e gli allenamenti. Purtroppo non sarà come lavorare a casa e dovremo stare attenti anche all’aspetto psicologico. Nicolò deve capire dove voglio arrivare e deve fidarsi».

Finora si è sicuramente affidato al suo staff, che comprende anche il preparatore atletico Riccardo Aimini, vista l’esponenziale crescita sia fisica che tecnica. «Dopo la fine della scuola - racconta Pedoja - abbiamo intensificato il lavoro e con i doppi allenamenti i miglioramenti si sono visti subito, persino con l’inatteso record di venerdì 23 giugno sui 100. Di sicuro a Roma s’è fatto pure trascinare dal contesto, dal pubblico, dal confronto con il campione olimpico».

Ecco, Peaty: che cosa manca ancora a Nicolò rispetto all’asso inglese?

«Adam per il momento è superiore: fa errori dal punto di vista tecnico che sono sotto gli occhi di tutti, ma ha più forza fisica. Ma avere più forza nei muscoli non vuol dire andare più forte in acqua. Occorre arrivarci gradualmente. Peaty è sceso sotto il minuto nei 100 a 19 anni, Nicolò ci è arrivato prima, ma questi dati non sono accostabili».

Ma Tete a Budapest dove può arrivare? «Il tempo che farà nei 100 rana l’ho scritto su un foglio che conservo a casa in una busta chiusa. In Ungheria la consegnerò ai genitori di Nicolò. Vedremo...».

Girandola attaccanti: il Varese vuole due big

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Riccardo Santi, ex Union Ripa, nell’ultima annata a Renate (foto Blitz)

Il progetto di Alessandro Merlin per l’attacco del Varese è il seguente: due punte in grado di fare la differenza in categoria più un giovane interessante che, insieme con il confermato Lercara, possa garantire copertura numerica. Senza scordare la duttilità di Rolando, che nel probabile 4-3-1-2 di Iacolino farà il trequartista ma che all’occorrenza potrà giocare da punta di sostegno.
LA SEMINA Il d.s. biancorosso, in queste settimane, ha cercato di seminare per poter raccogliere i risultati al momento opportuno. Christian Longobardi, centravanti giramondo che nell’ultima annata si è diviso fra Lucchese in Lega Pro e Imolese in D, resta tra i preferiti; Stefano Pietribiasi, 32enne attaccante da sempre nel professionismo ma reduce da un’annata grigia a Pordenone, è un’idea stuzzicante. Ma per entrambi serve ancora tempo. Sia chiaro, il dialogo è avviato: ci sono stati contatti, chiacchierate, proposte e valutazioni.
AMPIO RAGGIO Ora bisognerà capire se e come si può imboccare la strada della concretezza. Merlin ha preferito aprirsi diverse piste sperando poi, al momento opportuno, di poter rimanere con un paio di giocatori di spessore in mano. Ecco perché da piazzale De Gasperi sono partite chiamate ai numeri di altre punte top per la D. Due nomi: Francesco Di Paola e Riccardo Santi. Il primo, romano, 32 anni, vanta una vita calcistica trascorsa tra D (tanta) e C (poca). È un tipo che segna più di un gol ogni tre gare (in carriera 164 in 370 match) e che nell’ultima stagione si è diviso fra Viareggio e Massese realizzando complessivamente 9 centri. Santi, invece, è stata una delle punte di rincalzo del Renate in Lega Pro: 13 presenze e un gol. Al professionismo è giunto dopo un biennio esplosivo in D condito dalle 17 reti segnate con la Clodiense (2014/2015) e dalle 16 firmate con l’Union Ripa (2015/2016). Il Varese ha preso informazioni, ha illustrato il proprio progetto di una stagione di vertice e ora sta verificando la percorribilità di questi sentieri di mercato.
NUOVA VIA Intanto viene tenuta aperta un’ulteriore opzione da non trascurare: Bryan Gioé, la punta toscana che in coppia con Gasbarroni ha cercato (senza fortuna) di salvare il Pinerolo. Gioé, classe 93, ha chiuso con 16 gol in 32 incontri. E nel triennio precedente aveva sempre giocato nei professionisti con Grosseto, Tuttocuoio e Pontedera, pur segnando poco.
Il capitolo attaccanti, si sa, è il più complicato nelle operazioni di mercato. Occorre pazienza per arrivare al botto. Piazzale De Gasperi conta di arrivare al dunque comunque in tempi ragionevoli, anche perché il reparto va riedificato completamente dopo i divorzi certi da Giovio, Scapini, Gucci, Moretti e quello quasi sicuro da Piraccini.

Cinema e musica, San Fermo non si ferma

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Cinema e musica, San Fermo non si ferma

Prima tappa del cinema estivo itinerante, si parte dal quartiere San Fermo che sarà coinvolto in una serata all’insegna dello stare insieme e della condivisione: l’appuntamento per l’intera comunità è martedì 27 all’oratorio Giovanni Paolo II di via Rovereto, a partire dalle 19. Oltre alla proiezione del film “Un altro mondo” di Silvio Muccino (ore 22), protagonisti della serata saranno alle 21 i Ku.dA, band emergente di Novara che dal 2013 lavora su un sound musicale nel quale si incontrano world music, pop, funk, rock e elettronica. I Ku.dA sono stati i vincitori nel 2016 del “Premio Giuria Giovani” di Va sul Palco, il concorso organizzato da NATURart e dal Comune di Varese, nell’ambito di Notturno Giovani, con l’intento di promuovere le band giovanili emergenti. Grazie al premio i Ku.dA, in collaborazione con il videomaker Simone Cavazzoni Pederzini, è stata realizzata la videoclip “Quilomacho”, che verrà proiettata prima del concerto. “Quilomacho” è il secondo video di una trilogia che si concluderà a settembre prossimo quando, contestualmente, ci sarà il lancio ufficiale del primo album dal titolo Kudalesimo.

Il programma dell’intera serata riunisce diverse attività svolte nel quartiere, come osserva Stefano Scaturro, presidente della cooperativa sociale NATURart, che gestisce lo Spazio Giovani Atlantide e partecipa al Tavolo di Sviluppo di Comunità: «L’iniziativa è il frutto del lavoro sinergico portato avanti da anni dal Tavolo stesso: attraverso i singoli contributi dei partecipanti, tutto converge a tessere una rete concreta di opportunità. Questa serata ne è un esempio».

L’iniziativa sarà un momento importante per la comunità di San Fermo per stringersi attorno alla famiglia di Anna Serena Pajetta, scomparsa improvvisamente nella giornata di domenica e particolarmente amata e stimata da tutto il quartiere.

L’evento è a ingresso gratuito, rientra nel progetto Movie Rider di Filmstudio ‘90 in collaborazione con NATURart e Notturno Giovani.

Arrivano i rocciatori

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Arrivano i rocciatori

Lo sperone di roccia più famoso del Sacro Monte sta per essere impacchettato. I rocciatori si avvicinano alla montagna, tirano reti metalliche ma solo per proteggere la balaustra in cemento e roccia e ferro che delimita la strada verso il cimitero del borgo. Il versante franoso incombe su via del Ceppo, il tratto terminale della strada che porta al Mosè, all’incrocio con la Via Sacra, alla scalinata verso il Santuario. Il cantiere è stato aperto una decina di giorni fa, prima sono stati svolti alcuni interventi di pulizia da rami e sterpaglie ma solo lunedì 26 i rocciatori della Work trade della Val d’Aosta hanno “aggredito” la montagna. Obiettivo? Entro il 26 luglio la strada deve essere riaperta. Dal 10 febbraio, giorno della frana, il passaggio è sbarrato per la messa in sicurezza necessaria ad evitare tragedie e le polemiche sui ritardi nell’avvio del cantiere si sono consumate.

Servizio completo sulla Prealpina di martedì 27 giugno

San Siro, tutti in piedi: ecco i Depeche Mode

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San Siro, tutti in piedi: ecco i Depeche Mode

San Siro si prepara ad una serata memorabile. Facendo un parallelo col calcio, il concerto in programma equivale almeno ad una semifinale di coppa campioni. In campo, pardon sul palco, una band che da 37 anni fa cantare e saltare milioni di fans in tutto il mondo. Signore e signori, ecco i Depeche Mode.

La tappa milanese (seconda di tre previste in Italia dopo quella di domenica 25 all’Olimpico di Roma, foto Vincenzo Ricca) s’inserisce nel Global Spirit tour, un lungo viaggio che toccherà tutta Europa, gli Usa e, annuncio fresco di giornata, una coda di ritorno nel Vecchio continente (a fine anno) con nuovi concerti dentro ai palazzetti, Milano compresa.

La band inglese, formata da Dave Gahan, Martin Gore e Andy Fletcher, è una garanzia quanto ad esibizioni dal vivo: mai meno di dure ore, mai meno di 20 canzoni. E poi lui - Dave -, frontman che, nonostante l’età non più giovanissima e un paio di infarti fulminanti da cui è miracolosamente uscito indenne, salta, canta a squarciagola, ondeggia, sculetta e agita l’asta del microfono come una spada da guerriero. Un extraterrestre insomma. Che stasera, ore 21, il pubblico di Milano potrà riabbracciare e soprattutto seguire nella carica travolgente che, insieme a Gore e Fletcher, saprà trasmettere. Trentasette anni di musica non sono bazzecole. I DM, interpreti negli anni ‘80 della new wave elettronica e poi, nel tempo, diventati mattatori del techno-pop e del rock-elettronico, si presentano col nuovo album, Spirit, che appare sì un po’ cupo, ma di un cupo... raggiante. Critica e fans l’hanno già promosso a pieni voti, definendo sorprendente la capacità della band di stare ancora in alto, di non inflazionarsi, di non subire il paragone con i grandi capolavori del passato. Immortali.

La scaletta di stasera, se non subirà grandi stravolgimenti dell’ultima ora, prevede 22 brani; all’inizio alcune canzoni di Spirit, tra cui la potente “Where’s the Revolution?”, intervallate da successi dei primordi, come “Everything counts” datata 1983. Lascia un po’ perplessi, l’esclusione, tra le nuove, di “No more”, manifesto del dire addio, apprezzatissima dal popolo dei DM. Ma un concerto è selezione del meglio e nel caso di Dave e soci una selezione dolorosa: tantissime meriterebbero il live.

Altro dubbio: la scenografia firmata da Anton Corbijn. Colori intensi e va bene. Sullo sfondo però anche immagini di animali. Una scelta (animalista?) che secondo alcuni potrebbe distrarre. Ma in parte era stato così anche nel precedente tour - vedi lo show di Berlino -, e nessuno alla fine si era sognato di eccepire.

Le ultime sette canzoni della probabile scaletta sono - non a caso - mostri sacri della musica. Da “Enjoy the silence”, patrimonio dell’umanità, a “Never let me down again”, sulla quale Gahan scatena l’oceanica onda di braccia che si muovono da sinistra a destra; dalla strepitosa “Walking in my shoes” all’intramontabile “I feel you”, passando per una rivisitazione di Heroes di David Bowie. Un finale insomma esplosivo.

Con ciliegina sulla torta. L’ultimo brano: “Personal Jesus”. Dissacrante. Provocante. Travolgente. Come i DM. Milano in piedi: è l’ora di Gahan e mister Gore. Fortunato chi c’è.


Ferito e scaricato in ospedale

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Ferito e scaricato in ospedale

Lo hanno scaricato davanti al pronto soccorso, gravemente ferito da un colpo di fucile. Difficile dire se lo straniero, pare marocchino, sia già stato identificato. Di certo la Procura di Busto Arsizio ha aperto un’indagine, l’ipotesi di reato è quella di tentato omicidio: ovviamente, per il momento l’indagine è condotta nel più stretto riserbo.

L’allarme era stato lanciato nella serata di sabato, quando un’auto si era fermata davanti all’ingresso del pronto soccorso. Ne è sceso un uomo, che poco dopo ne ha sollevato di peso un altro che si trovava dentro l’abitacolo e lo ha lasciato davanti alla porta. A quel punto, l’uomo è risalito in auto ed è ripartito, senza lasciare tracce. Il personale si è accorto subito di quella persona accasciata a terra: era viva, ma gravemente ferita e stava perdendo parecchio sangue. Medici e infermieri si sono subito dati da fare per cercare di salvargli al vita. Appena il ferito è stato svestito, è stato chiaro che non era stato coinvolto in una lite o in incidente stradale. La ferita che lo faceva sanguinare copiosamente era stata provocata da un’arma da fuoco, a quel punto l’ospedale ha allertato le forze dell’ordine, che ovviamente hanno avvisato la Procura. Grazie alla collaborazione di esperti in materia d’armi da fuoco, è stato possibile accertare che il foro era stato provocato dal proiettile di un fucile. Difficile dire da che distanza sia stato sparato il colpo, quel che è certo è che l’uomo avrebbe benissimo potuto essere ucciso. Il pm Francesca Gentilini ha quindi ipotizzato l’accusa di tentato omicidio, per il momento a carico di ignoti.

Nella notte tra sabato e domenica i medici hanno compiuto un mezzo miracolo: le condizioni del ferito sono stabilizzatma non è ancora fuori pericolo. Ora le indagini, che dovranno stabilire innanzitutto l’identità del ferito e poi la dinamica e il movente del ferimento, prima di potersi indirizzare verso il misterioso “sparatore”. Ma la prima ipotesi è che possa essersi trattato di un regolamento di conti maturato negli ambienti dello spaccio.

Servizio completo sulla Prealpina di martedì 27 giugno l.c.

«La Valganna non è una pattumiera»

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«La Valganna non è una pattumiera»

Una cattiva e una buona notizia sul fronte dei rifiuti, tema che sta sempre particolarmente a cuore alla popolazione della Valganna e a quella della Valmarchirolo.

La prima arriva da Cadegliano Viconago e ha dell’incredibile. Considerata l’abitudine errata di molti cittadini di utilizzare i cestini sparsi per il paese come discarica per i propri sacchetti dell’immondizia non differenziata, il sindaco Arnaldo Tordi è stato costretto, nel fine settimana, a posizionare ovunque il seguente avviso: «Si informano i cittadini che i cestini posti lungo le strade non possono essere utilizzati per depositare i rifiuti organici e non prodotti nelle abitazioni. I cestini servono soltanto per i rifiuti che si producono lungo le strade. I rifiuti domestici dovranno essere smaltiti nei giorni previsti e con le modalità previste e indicate nel calendario ecologico. La persona che deposita i rifiuti domestici nei cestini sarà sanzionata secondo il regolamento comunale». E dunque: una volta individuato il trasgressore, scatterà la multa.

Esito dell’avviso? A meno di 24 ore, in via Pellini, qualcuno butta un sacchettone colmo nel cestino, proprio sotto il cartello di divieto. Provocazione? Chissà. Di certo questo ha mandato il primo cittadino su tutte le furie: «Qui è passato il solito asino - scrive Tordi sui Social - con tutto il rispetto per l’animale. Forse chi ha compiuto questo gesto non sa leggere».

La bella notizia riguarda invece la pubblicazione del video di “Strade pulite”, il gruppo che sta combattendo contro lo scarico abusivo di rifiuti lungo le strade e le aree verdi delle valli a nord di Varese. Al ripetersi di “Noi non buttiamo i rifiuti sulle strade», il filmato, con protagonisti i bambini delle scuole elementari della Valganna, è diventato virale, ottenendo centinaia di click e condivisioni su internet. Regista: Damiano Marangoni, il paladino delle strade e dei boschi senza discariche abusive, l’angelo che in bici gira la Valganna, la Valcuvia e la Valceresio raccogliendo in sacchi i rifiuti abbandonati da tanti incivili.

Carotombe, addio al sacrario di Ugo Mara

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Carotombe, addio al sacrario di Ugo Mara

L’eroe della Grande Guerra, il sottotenente di cui a gennaio si celebreranno i cent’anni dalla morte, l’uomo a cui è intitolata non solo una via bustocca ma anche la caserma Nato di Solbiate Olona, quindi il personaggio simbolo dell’amor patrio - attorno al cui sepolcro si radunano le autorità militari ogni 4 Novembre per la commemorazione - fra poco tempo potrebbe non avere più una tomba.

Già, perché la vicenda dei rincari per i rinnovi delle cappelle cimiteriali, sta per cancellare dal camposanto di via Lonate anche il sepolcro di Ugo Mara.

Non è una provocazione, ma l’intenzione del pronipote Paolo Mara se l’amministrazione comunale gli recapiterà la richiesta di rinnovo che, stando ai calcoli effettuati in base al nuovo e contestato regolamento, farebbe lievitare il costo d’affitto da 8.400 euro a oltre 100mila.

«Sarebbe un dolore enorme, per tutti quei miei parenti che saremmo costretti a far cremare e portar via, ma queste richieste economiche non sono assolutamente plausibili. A quel punto non ci sarebbero alternative».

Insomma, anche Ugo Mara - se non si arriverà a una soluzione - rischia di perdere la tomba che lo ospita dal 1918, quando cioè venne ucciso mentre combatteva sul fronte istriano della Grande Guerra. «Spero che quel momento non arrivi mai - prosegue il discendente - ma le condizioni attuali non inducono all’ottimismo». E neppure il recente intendimento della giunta di reintrodurre i rinnovi trentennali (al posto dell’attuale obbligo di pagare per 99 anni) riesce a smussare la questione: «Si tratterebbe comunque di una cifra enorme, attorno ai 40mila euro, oltretutto aggiunta al fatto che a Busto, in base al regolamento, non si tratta di un rinnovo perenne, bensì di un’operazione fattibile una volta sola. E dopo cosa accadrebbe? Si verrebbe buttati comunque nella fossa comune?»

Servizio completo sulla Prealpina di martedì 27 giugno

Anna Serena ha lasciato un grande vuoto

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Anna Serena ha lasciato un grande vuoto

I ragazzi e i bambini cantano, ballano e giocano.

Le attività dell’oratorio estivo non si fermano, se non per un momento di preghiera.

Ma quella di lunedì 26 a San Fermo non è stata una giornata normale.

Domenica un fine settimana con amici in Liguria si è portato via Anna Serena Pajetta, 67 anni, una donna molto amata nel quartiere, dove partecipava ed era il fulcro di tantissime attività, dalla segreteria dell’oratorio estivo al catechismo durante l’anno.

Dalla formazione dei gruppi familiari al consiglio pastorale.

Soprattutto, aveva intrecciato, come ricorda don Germano, «un sacco di belle relazioni».

Il vicario parrocchiale racconta, con un filo di voce, il suo tenero ricordo della signora Pajetta.

«A noi – sottolinea il sacerdote – offriva il suo tempo, portando le sue grandi capacità e, con il marito, si impegnava in tante realtà sociali della parrocchia e della città. Ha avuto una vita sempre impegnata, al servizio di tutti. Era una donna molto esigente e non ammetteva ipocrisie, seguendo solo cose autentiche, vere, come insegna il Vangelo».

E ieri sera, nella chiesa di Cristo Re, tantissime persone si sono ritrovate per recitare il Rosario ed esprimere una vicinanza commossa ai familiari.

«Era una persona – aggiunge ancora don Germano – pronta a camminare con tutti e sempre disponibile, senza preclusione alcuna. Anche le difficoltà erano da lei accettate con speranza e ottimismo».

L’affetto che Anna Serena ha seminato, sul terreno tracciato dal padre Rino, storico presidente del Molina, si è visto subito domenica pomeriggio, quando la notizia del tragico incidente ha raggiunto Varese.

«Era ben voluta da tutti – racconta il vicario parrocchiale della Comunità pastorale Beato Samuele Marzorati – e aveva un debole per i bambini, di cui era stata educatrice negli anni dell’impegno professionale e che non aveva mai più lasciato nemmeno dopo. La sua scomparsa apre un grande vuoto».

Poi il pensiero va al marito Giampaolo Martinelli il quale, per quei misteri che solo la fede sa spiegare, si trovava in Spagna per un pellegrinaggio sul cammino verso Santiago di Compostela.

«Per Giampaolo – osserva ancora don Germano – sarà sicuramente un colpo molto duro e, in un certo senso, posso dire che il fatto che lui si trovasse in pellegrinaggio è un messaggio per cui qualcuno ha voluto prepararlo alla perdita».

La data dei funerali non è ancora stata stabilita e neppure si hanno certezze sul rientro della salma, composta nell’obitorio dell’ospedale di Genova per gli inevitabili accertamenti medico-legali.

Servizio completo sulla Prealpina di martedì 27 giugno

Rissa per una donna: 9 denunce

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Rissa per una donna: 9 denunce

Ha estratto un coltello a serramanico e lo ha puntato alla gola del suo rivale. L’episodio è avvenuto al culmine di una rissa per una donna. Una vicenda complicata che avrebbe potuto finire in tragedia, se non fosse stato per l’intervento di una pattuglia della polizia locale, di altre pattuglie pochi minuti dopo e delle Volanti della Questura per dare sostegno ai colleghi.

Nove le persone coinvolte tra insulti e pestaggio: tre albanesi e sei italiani.

A estrarre l’arma è stato uno di questi ultimi, tutti ragazzi tra i 20 e i 25 anni.

L’episodio è avvenuto ieri, lunedì 26 giugno, poco prima di mezzogiorno in via Morosini, vicino ai portici.

La vicenda ha avuto come conseguenza (dopo parecchie ore trascorse in Questura), la denuncia a piede libero di tutti protagonisti. Una vicenda complicata, di cuore e di passione, senza alcun aspetto romantico ma solo di incapacità di controllare l’aggressività dei protagonisti.

Armati non solo con il coltello, ma anche con anelli che sono in realtà tirapugni pericolosi, sequestrati dalla polizia locale.

Due agenti prima e altri subito dopo hanno riportato la calma, non senza fatica e ”fatto ragionare” il gruppo di rissosi ma soprattutto il giovane che armato di coltello voleva «farla pagare» al ragazzo albanese.

Esuberi alla Mam: si tratta per 30

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Esuberi alla Mam: si tratta per 30

«Questa azienda funzionerà con sessanta persone».

Non hanno fatto marcia indietro nemmeno di un millimetro i proprietari cinesi della Mam di Morazzone che ieri, lunedì 26 giugno, hanno incontrato i rappresentanti sindacali dopo l’annuncio di ben 90 esuberi in azienda. Eppure uno spiraglio ieri pomeriggio è stato aperto. Riguarda la procedura di mobilità aperta per i primi 30 esuberi: l’azienda si è detta disponibile a valutare incentivi all’uscita. Se ne discuterà esattamente tra una settimana (lunedì 3 luglio) durante un confronto che si preannuncia come molto tecnico. Ma è chiaro che la strada è in salita.

«Noi abbiamo chiaramente rigettato i 90 esuberi complessivi - spiegano Fabio Dell’Angelo (Uilm Uil), Giovanni Cartoio (Fiom Cgil) e Flavio Cervellino (Fim Cisl) - e ci siamo concentrati sui primi 30 sui cui è già stata aperta la procedura di mobilità. Il nostro obiettivo è riuscire ad arrivare a condizioni che possano aiutare l’uscita volontaria da parte di chi è vicino alla pensione».

Il tentativo è quello di strappare all’azienda una cifra adeguata che vada a coprire la differenza esistente tra busta paga e Naspi per il periodo di attesa del raggiungimento dei requisiti per la pensione. Su questo terreno non c’è stato il muro contro muro, ma è evidente che la trattativa non sarà semplice. Fino a ieri la proprietà aveva iniziato dei colloqui individuali. Ora si vuole cambiare metodo e arrivare a una procedura più organica , valida per tutti.

E questo sarà soltanto il primo gradino. Poi bisognerà affrontare il nocciolo duro degli ulteriori sessanta licenziamenti.

«Noi pretendiamo delle spiegazioni in più - sottolinea Flavio Cervellino - perché gli ulteriori 60 licenziamenti non sono giustificabili . Ci devono spiegare le ragioni di questi esuberi, dove intendono effettuarli, se vogliono chiudere dei reparti. Al momento non c’è una logica in questa decisione».

Sulla stessa lunghezza anche i colleghi di Fiom e Uilm. «è chiaro che gestita l’emergenze dei primi trenta esuberi - continua Dell’Angelo - ci si deve rivedere per capire quali siano le nuove condizioni di operatività.Il piano industriale che abbiamo non vale più. Bisogna valutare le opportunità, che ci sono, di mantenere qui alcune produzioni. Senza contare poi che ci sono clienti che vogliono il Made in Italy. Se la produzione non viene fatta più a Morazzone, si rischia di perderli. Poi sul piatto c’è l’efficientamento, ma la Mam non deve essere snaturata, non ha senso che diventi un polo commerciale, dal momento che è in grado di realizzare prodotti la cui qualità non è ottenibile in Cina». Insomma, gli interrogativi sono ancora tanti. Nel frattempo ieri i rappresentanti dei lavoratori hanno incontrato anche il sindaco di Morazzone, Matteo Luigi BIanchi.

Undicenne investito sulle strisce

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Undicenne investito sulle strisce

è uscito di casa e sotto lo sguardo della mamma ha attraversato le strisce pedonali. Se l’abbia fatto di corsa - come pare da divers testimonianze - o meno, lo accerteranno gli agenti della polizia locale del Medio Verbano cui spetta di ricostruire un incidente che, per fortuna, non ha avuto conseguenze tragiche.

Verso le ore 11.20 di oggi, martedì 27 giugno, un ragazzino di 11 anni è stato investito da un Suv diretto verso Gemonio e condotto da un uomo, sulle strisce pedonali di via Provinciale, a poche decine di metri dall’ospedale di Cittiglio.

Il ragazzino è caduto a terra, battendo la testa e la scena è avvenuta sotto gli occhi terrorizzati della madre. Immediati sono scattati i soccorsi e da Como è atterrato nella piazzola dell’ospedale l’elisoccorso del Sant’Anna che ha poi trasportato l’undicenne ferito all’ospedale di Circolo di Varese per le cure del caso. Il trasferimento è avvenuto in codice giallo per via del trauma cranico ma il ragazzino non ha mai perso conoscenza e non è in pericolo di vita.


Da Orsini a Poretti: Sacro in scena

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Da Orsini a Poretti: Sacro in scena

Sguardo verso il cielo ma attenzione al territorio. Tra Sacro e Sacro Monte torna a trasformare la Terrazza del Mosè in palcoscenico con un’edizione, l’ottava, che suona a conferma e sviluppo di quelle precedenti. E che, come sempre, appare pensata prima ancora che organizzata.

Presentata alla Sala Matrimoni di Palazzo Estense, prenderà il via il 6 luglio per concludersi il 27.

Alla Terrazza del Mosè (spettacoli alle 21, ingresso libero, servizio di bus navetta dal centro città e dallo stadio) il sipario si alzerà grazie a un “grande vecchio” del teatro italiano, Umberto Orsini.

«La soddisfazione - ha spiegato il direttore artistico della rassegna, Andrea Chiodi - è doppia perché Orsini è un maestro del teatro e perché era a conoscenza della nostra manifestazione. A parlargliene, in termini lusinghieri, è stato Massimo Popolizio».

In scena porterà “Il grande Inquisitore”, dai Fratelli di Karamazov di Fedor Dostoevskij. Terza volta al Sacro Monte di questo testo, nell’occasione affidato a un attore che nel 1969 vestì i panni di Ivan nell’edizione della Rai diretta da Sandro Bolchi.

L’11 toccherà a Elisabetta Pozzi, qui già applaudita Giovanna D’Arco, in “Interrogatorio a Maria”, lavoro di Giovanni Testori, autore importante in passato omaggiato con un recital di Eros Pagni.

Il 13 ancora centrale la figura di Maria con “Magnificat”, di Alda Merini, con Arianna Scommegna. Intensissima la terza settimana del mese con tre rappresentazioni a distanza ravvicinata. Il 18 vedremo “Intorno a Ifigenia liberata” di Angela Demattè, varesina, e Carmelo Rifici, in un’edizione dell’allestimento, coprodotto da LuganoInScena, Piccolo Teatro di Milano e Festival dei Due Mondi. studiata appositamente per il luogo che arriverà qui dopo la data a Spoleto. Sul palco anche l’attrice Francesca Porrini, di Besozzo.

Il 19, giusto per restare in tema Festival prestigiosi, toccherà a “Jedermann - Il dramma della morte del riccio”, di Hugo von Hofmannsthalche nel 1920 inaugurò Salisburgo. A cura di Attori Fondazione Teatro Due. Trilogia conclusa il 20 da “Maryam” ovvero la Madre di Gesù, lettura affidata a Ermanna Montanari. Decisamente particolare il gran finale. Il 27 vedremo Giacomo Poretti in un suo monologo - «ancora in fase di scrittura», ha sottolineato Chiodi - dal titolo “Come nasce un’anima”.

Un tema che l’attore del trio Aldo, Giovanni e Giacomo affronterà in modo semiserio.

Non solo Terrazza del Mosè però perché se il 25 luglio il Santuario ospiterà Francesca Lombardi e l’Ensemble Autarena in Concerto Barocco, e Camponovo il 13, alle 18,30, l’incontro con Livia Grossi sulla “Voce femminile del teatro”, il Borgo vedrà in azione, il 9 e il 23, alle 18, e il 16 e il 30, alle 11, il Karakorum Teatro in “Il Sacro Monte: storia del rifugio di santi e rivoluzionari”.

L’inserimento di Stefano Beghi e compagni, artefici della stagione teatrale alternativa del Santuccio e di iniziative on the road è la conferma dell’interesse verso altre realtà teatrali varesine: «Una strada che non lasceremo», ha assicurato Chiodi.

Al suo fianco, tra gli altri, in Comune, monsignor Erminio Villa, arciprete di Santa Maria del Monte, che ha sottolineato come «l’impegno che da anni anima le serate d’estate al Sacro Monte è motivato da obiettivi ambiziosi: non solo presentare e offrire testi di fama nazionale ma aiutare a leggere il carattere epocale di questo momento storico riaffermando le ragioni della fede che danno energia per il cambiamento di vita e la trasformazione della società».

Scuola “Addolorata”: sì al trasloco

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Scuola “Addolorata”: sì al trasloco

Punzecchiature politiche e questioni concrete. Che riguardano i bambini e il nuovo anno scolastico. Caso “Addolorata”.

Il trasloco si farà. Spaccatura anche sulle mozioni di Longhini, che erano state sottoscritte da tutta l’opposizione. Dopo una discussione approfondita e una parziale frizione tra Forza Italia e Lega, il voto dell’aula ha ratificato il provvedimento preso a maggio dalla giunta Galimberti.

Trasloco, dunque. A sostegno della mozione dell’opposizione, su un punto (l’incremento di risorse alla mensa dei poveri delle suore della Riparazione) voti a favore di Iannini (lista Galimberti) e dei democrat Mirabelli Oprandi e Infortuna, considerati ormai “dissidenti”. L’etichetta non è piaciuta al consigliere Gianpaolo Infortuna, nonostante i “mal di pancia” per le scelte dell’Amministrazione di Davide Galimberti.

Strano Consiglio comunale, quello della sera di ieri, lunedì 25 giugno. Assente il primo cittadino per impegni istituzionali e fors’anche per i malumori in seno al Pd, nel Salone Estense è stato Infortuna a commentare il disagio per essere considerato, appunto, in dissidente. «Definizione che è stata attribuita al consigliere Mirabelli e al consigliere Oprandi in questa e in altre fasi e in passato ad Andrea Bortoluzzi, che si è dimesso da consigliere ma anche a Gregori che è uscito dalla lista Galimberti rimanendo in maggioranza ed è stato riferito anche al consigliere Iannini che aveva ipotizzato di uscire dalla lista del sindaco, senza poi farlo».

Al centro del dibattito, la mozione sulla questione della scuola Addolorata. La scuola di via Bernardino Luini (ora all’interno della sede delle Suore della Riparazione) sarà trasferita negli spazi utilizzati dalla Mazzini-Righi.

«Sbagliato comunicare a maggio questa decisione - ha detto il consigliere e capogruppo di Forza Italia Simone Longhini -. Non è possibile che si adottino provvedimenti così importanti dalla sera alla mattina, senza un coinvolgimento dei genitori e del personale scolastico».

a Giunta ha infatti deciso di trasferire la scuola Addolorata per «risparmiare» sull’affitto e di assegnarle alcuni locali di proprietà del Comune (quelli della Mazzini) e ha garantito alle religiose l’appoggio per le loro attività caritatevoli. Divisa in tre punti la mozione di Longhini.

L’assessore Rossella Dimaggio ha ricordato che le Suore della Riparazione hanno ribadito che «non vedono l’opportunità di sostituirsi a quanto già garantito dalle autorità cittadine».

L’assessore ha sottolineato che «l’offerta formativa viene garantita senza cambiamenti per gli alunni. La Giunta ha deliberato l’esecuzione di tutti i lavori necessari per ristrutturare l’ala dell’edificio della Mazzini dove troveranno posto le aule dell’Addolorata».

Per quanto riguarda l’aspetto del sostegno delle attività delle mense e delle attività caritatevoli delle Suore della Riparazione, l’assessore ai Servizi sociali Roberto Molinari ha sottolinea come a breve sarà sottoscritta una convenzione con le suore: il Comune garantirà un sussidio di 30mila euro all’istituto, per la mensa (10mila euro per il 2017 e 20 mila per il 2018).

Sulla questione ci sono stati interventi di Luisa Oprandi (Pd) Fabio Binelli (Lega) e Luca Boldetti (lista Orrigoni) e Carlotta Calemme (Forza Italia) e di Marco Pinti (Lega), Carlo Piatti (Lega), Enzo Laforgia (Progetto Concittadino) e di altri consiglieri.

Duro l’attacco del leghista Pinti: «Stigmatizzo l’assenza del sindaco perché nella percezione popolare, stasera si chiude una scuola, questo dice la gente, e dove è il sindaco Galimberti? Non c’è. E la strega cattiva della favole è l’assessore Dimaggio. Ma il vero responsabile è il sindaco ed è assente».

Caja: «Io non ho paura»

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Attilio Caja non si spaventa di fronte ad una Pallacanestro Varese che partirà sulla carta nelle retrovie della serie A, almeno stando alla classifica dei budget.

Il tecnico pavese ribadisce la piena fiducia negli operatori di mercato che stanno costruendo il roster e confida che lavoro e coralità possano spingere il club biancorosso a massimizzare i suoi talenti.

«Partire da dietro - dice il coach - non mi spaventa, né mi fa paura giocare contro avversarie che sulla carta hanno più qualità, se dalla mia parte ho gente motivata e elementi di buone qualità atletiche che hanno voglia di crescere. Ho massima stima nelle capacità di Bulgheroni e Coldebella nelle scelte di mercato: tra noi c’è un ottimo rapporto basato su un dialogo costante, mi fido del loro fiuto e io farò del mio meglio per assemblare il materiale umano in palestra».

Dunque più che sui soldi si farà leva su collettivo e disponibilità al lavoro?

«Facendo leva su mentalità, attitudine e spirito di squadra qualcosa di buono tireremo fuori - spiega. Sono consapevole delle difficoltà nel puntare su giocatori non affermati e non di prima fascia, la mia presunzione è che con la forza lavoro alla fine dell’anno varranno come e più dei più blasonati, come è capitato nel finale del 2016/’17 tant’è che ora facciamo fatica a tenere i giocatori che hanno migliorato il loro status».

Quali sono le carte vincenti da giocare sul mercato? «Offriamo una piazza dove i tifosi spingono i giocatori a dare più del loro valore e una società che mette ognuno nelle miglior condizioni per lavorare. Chi sceglie Varese deve farlo con l’orgoglio di giocare al PalA2A, non perché è un ripiego: non vogliamo essere la carta di riserva per scontenti, ma accogliamo gente affamata per cui ogni partita sarà una battaglia e ogni allenamento un investimento per il futuro».

Quindi Eyenga e Anosike resteranno solo se convinti di farlo?

«Le parole fanno piacere, ma devono dimostrarci con i fatti la loro voglia di rimanere: sarò eternamente riconoscente per quello che hanno fatto nella stagione passata, ma se gli obiettivi non collimano ognuno andrà per la sua strada senza rancore. Non possiamo permetterci di andare tutte le sere a cena in un ristorante stellato, ma ci sono osterie o trattorie dove si mangia altrettanto bene senza dove rimpiangere quel che non si può fare».

Quindi fiducia nella possibilità di disputare una stagione positiva anche con risorse limitate.

«Nello sport conta il concetto di massimo relativo e non di assoluto: per vivere serenamente la stagione alle porte dobbiamo puntare a fare il meglio possibile rispetto al potenziale a disposizione. A Varese i tifosi valgono punti in più in classifica e la società onora regolarmente gli impegni: premesse ottime per lavorare, senza pensare che a ogni giocatore ingaggiato ce n’è uno migliore che non abbiamo preso, e dando tempo di crescere a un gruppo che darà sempre il massimo ogni giorno».

Riparte l’Italia delle scarpe

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Riparte l’Italia delle scarpe

Il settore calzaturiero italiano ha aperto il 2017 «con segnali di recupero, anche se la ripresa non c’è ancora».

Lo ha detto la presidente di Assocalzaturifici, Annarita Pilotti, alla assemblea annuale “Smart Factory-l’Italia manifatturiera in corsa per lo sviluppo dell’industria 4.0”, che si è tenuta oggi, martedì 27 giugno, all’Università Liuc di Castellanza.

A sostenere il settore è l’export: +5% in valore e +2% in quantità nel primo trimestre 2017.

Nel solo mese di marzo la crescita è stata del +13% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

«Dopo un 2016 archiviato in chiaroscuro - ha detto Pilotti - apriamo il 2017 all’insegna della stabilità e di un cauto ottimismo».

Nell’export per il mercato della Ue a 28 si è registrato un +0,9% in quantità e +1,8% in valore, mentre fuori dai confini comunitari rispettivamente il +4,4% e +8,7%.

“Il 2016 ha registrato risultati poco premianti - ha ammesso Pilotti -. La domanda interna è rimasta al palo dopo otto anni di contrazioni».

Malgrado questo il settore è riuscito a limitare la flessione dei livelli produttivi (-1,9% in volume), a consolidare le vendite all’estero (8,9 miliardi, +2,6%) e l’attivo del saldo (+1,3%). Gli ordinativi nell’area Csi hanno registrato un incremento del 13% in volume, «recupero che segna una inversione di tendenza ma è ancora al di sotto di circa il 40% in quantità e 50% in valore rispetto al 2013».

L’export del settore nel 2016 ha sofferto in particolare sui mercati del Medio Oriente (-16,7% in volume) e negli Usa (-5,4%, dopo sei anni di consolidamento).

MADE IN

Il sottosegretario allo Sviluppo economico, Ivan Scalfarotto è invece intervenuto sulla tracciabilità del prodotto, segno di qualità.

Una norma sul cosiddetto made in «a livello europeo è ferma - ha detto -, nel senso che c’è una perfetta divisione tra Paesi favorevoli e contrari, quindi noi stiamo lavorando a una soluzione domestica».

Si tratta di una soluzione «che richiederà una forte compattezza dei settori produttivi - ha aggiunto -, perché non necessariamente l’esigenza di chi fa un certo tipo di prodotto è uguale a quella di un altro. Naturalmente verificheremo poi le compatibilità con la normativa europea. Abbiamo comunque una soluzione pronta e stiamo studiando insieme ai settori produttivi se funziona oppure se debba essere ancora aggiustata».

Nel corso della relazione la presidente di Assocalzaturifici ha sottolineato che tra le priorità dell’associazione c’è proprio “la necessità di una norma che «tuteli l’eccellenza della manifattura italiana e il diritto dei consumatori europei alla conoscenza di ciò che acquistano, attraverso l’introduzione dell’etichettatura obbligatoria». L’Italia «rappresenta più di un terzo della produzione europea di calzature in volume, oltre la metà in valore - ha concluso Pilotti -. Ma questa grande storia di successo del made in Italy alle condizioni di competitività attuali rischia contraccolpi seri».

Assalto al distributore. Solo danni

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Assalto al distributore. Solo danni

Se sia stato a un carro attrezzi o un altro potente mezzo dotato di gancio da traino, starà agli inquirenti accertarlo.

Quel che è certo è che la mattina di oggi, martedì 27 giugno, il gestore della Totalerg che si trova tra Schiranna e Calcinate del Pesce, ha avuto una pessima sorpresa: ignoti, tra la sera di ieri e l’alba di oggi, hanno tentato di portarsi via la colonnina dei contanti collegata al servizio self service.

L’uomo, che da vent’anni gestisce il distributore di carburante lungo la Sp 1, ha poi cercato di ricostruire quel che è accaduto.

L’analisi delle registrazioni delle videocamere di sicurezza dirà forse più dei segni inequivocabili del passaggio dei ladri. I quali hanno divelto la colonnina ma non sono riusciti a strapparla dal basamento di cemento che la àncora a terra.

Morale: svariate migliaia di euro di danno e bottino pari a zero. Non che ci fosse da aspettarsi molto di più: «Tra carta sconto e pagamenti con le carte di credito e i bancomat, nei colonnini restano gli spiccioli. Poche decine di euro a fronte di un danno che vale molto di più».

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